IL RISO SARDONICO

Quanti di voi hanno sentito parlare del 'Riso Sardonico'?
Si tratta di un detto legato alla Sardegna, come del resto si può capire immediatamente, ma la cui genesi e il cui significato è da tantissimo tempo oggetto di discussione.

Abbiamo raccolto un pò di materiale, attraverso cui cercare di capire da dove derivi questo modo di dire.

 

I GRECI

Gli antichi greci conoscevano molto bene la leggenda del Riso Sardonico. Ne è un esempio questo testo, che molti studenti del liceo classico ricorderanno di aver tradotto...
(Un particolare ringraziamento a Laura per la traduzione)


Vicino alle Colonne d'Ercole c'è l'isola di Sardegna nella quale cresce una pianta simile al sedano. Molti dicono che quanti la assaggiano vengono colpiti da uno spasmo che li fa ridere involontariamente, e così muoiono.
Timeo afferma che là, quando gli uomini diventano vecchi, vengono offerti in sacrificio a Crono dai loro figli, che ridono e li colpiscono con dei bastoni, spingendoli dal basso verso le sponde con le bocche aperte: per questo motivo dice che è nato il riso sardonico.
Altri invece sostengono che quando quei vecchi muoiono, ridono involontariamente guardando la morte disumana che attende anche i loro figli: per questo motivo credono sia nato il detto "riso sardonico".

 

I GIORNI NOSTRI

Anche ai giorni nostri la leggenda del Riso Sardonico è studiata e discussa.
Ecco l'interessante testo tratto da 'La religione del popolo nuragico' di Sabrina Melis


Il sacrificio rituale dei vecchi

Gli antichi scrittori greci e latini si mostrano molto interessati al sacrificio rituale dei vecchi, fornendo cosi preziose informazioni. SIMONIDE, TIMEO, DEMONE E CLITARCO (in Suda) raccontano che gli abitanti della Sardegna sacrificavano a Cronos i genitori che avevano superato la settantina e che questi, mentre morivano, ridevano. Da questo rito sarebbe nata l’espressione 'ridere sardonicamente' che compare per la prima volta in OMERO, Odissea, XX, v. 301.
Alcuni autori inoltre, come VIRGILIO, Egloga VII e SOLINO, IV, 4, 4, in relazione all’espressione 'ridere sardonicamente', menzionano l’herba sardonia, un’erba di cui gli antichi esagerarono l’asprezza e alla quale attribuirono un potere venefico: chi la mangiava, moriva con le sembianze di chi ride.
Il glottologo G. Paulis (1993) identifica proprio l’herba sardonia: si tratta della Oenanthe crocata che riduceva le sofferenze dei vecchi e ne accelerava la morte; inoltre le sostanze tossiche in essa contenute provocavano la chiusura delle labbra, mettendo in evidenza i denti, simulando la maschera facciale di chi ride. Quindi al riso dei figli e dei genitori durante lo svolgimento del rito (in relazione alla concezione religiosa in cui la morte fatta subire coscientemente al vecchio genitore accelera la riproduzione della vita e il riso è una esaltazione della vita) seguiva quello che si formava sul cadavere dei vecchi: l’ultimo trionfo sulla morte.

Ancora oggi si conserva qualche traccia del rito: a Gairo, in Ogliastra, si usa la frase " i vecchi alla babaieca " (is beccius a sa babaieca), dove babaieca sta per "roccia a picco", appena ad un Km da Gairo. Ad Orotelli esiste ancora la tradizione di vecchi fatti precipitare da un dirupo, chiamato Iskerbicadorzu o Impercadorzu de Sos Betzos, Scervellatoio o Dirupo dei vecchi. Ad Urzulei, un picco di montagna che domina uno strapiombo di almeno 300 m., è chiamato Su Pigiu de su Becciu, cioè Il Picco del Vecchio. Ancora a Baunei, luogo di grande conservatività linguistica ed etnografica, vi è traccia dell’antica usanza di uccidere i vecchi nell’allocuzione "leare su’ ecciu a tumba o a ispéntuma", cioè "portare il vecchio alla tomba o alla grotta ovvero al dirupo".

Il costume, corrispondente al racconto degli scrittori antichi, divenne una messinscena fittizia, per cessare del tutto in un nuovo clima culturale più evoluto rispetto alle barbarie delle origini.

 

LA OENANTHE CROCATA o SARDONI(C)A

Nota anche come 'Prezzemolo del diavolo'

L'Oenanthe Crocata contiene numerosi derivati poliacetilenici e un derivato carbonilato, un chetone, il latifolone o crocatone.
I derivati polienici si possono riscontrare in due gruppi di piante: quelle ad azione omeopatica nelle sindromi convulsive:
a) Cicuta virosa (spasmi in iperestensione, epilessia), Oenanthe crocata (epilessia), Aethusa cynapium (convulsioni del neonato intollerante al latte con gastro-enterite), Artemisia vulgaris (epilessia mestruale o peripuberale) o comunque in varie patologie con spasmi: Chamomilla (in certe convulsioni), Conium maculatum (tremori, spasmi esofagei), Grindelia (dispnea, broncocostrizione);
b) quelle ad azione omeopatica sul processo infiammatorio e sull'emostasi: Chamomilla matricaria, Arnica montana (traumatismi, ecchimosi, sindromi tossi-infettive), Bellis perennis (traumi, ecchimosi, ematomi), Echinacea angustifolia (suppurazioni, ascessi), Erigeron canadensis (emorragie traumatiche, ecchimosi).


 

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