BILLIE
'LADY DAY' HOLIDAY E LA MARIJUANA
(Passaggio
tratto da 'La signora canta il blues', autobiografia di Billie Holiday,
edita da Feltrinelli, pagg. 54-55)
Nel
periodo dopo che uscii da Welfare Island e prima di mettermi a cantare
qua e là ad Harlem, devo aver passato circa sei mesi senza
combinare un bel niente. La mamma era fuori di sè per questo,
e non faceva che assillarmi. "Non sono mica in galera, non sono
mica la vergogna di nessuno", le rispondevo. Avevo un pò
di soldi da parte, e la mia intenzione era di starmene in ozio finchè
non fossero finiti.
Un giorno, proprio perchè la smettesse con quelle sue lamentele,
decisi di portarla a teatro Lafayette ad Harlem. C'era Armstrong che
suonava lì, e alla mamma piaceva immensamente. Stavamo attraversando
la Settima Avenue quand'ecco sbucare tra la gente un tipo che conosco.
"Bimba",
mi fa a gran voce, "vieni
qui. Jimmy ha le sfogliatine più buone che tu abbia mai fumato
in vita tua".
Fingo di non vederlo, ma quello continua e mi si mette alle costole.
Alla fine gli tiro una bella spinta, e mi giro con un'aria seccatissima
e offesa, trattandolo come un rompiscatole mai visto nè conosciuto
prima. Ma di nascosto gli faccio un cenno di star zitto perchè
non ero sola.
Ma lui continua calmo calmo. "E
va bene, va bene",
dice. "Chi
è quella tizia? Tua sorella*? E porta anche lei. Ci saranno
luci rosse e blu, e ci divertiremo da matti".
La mamma era al corrente della marijuana, ma non sapeva che
già da un anno avevo attaccato a fumarla. Sicchè si
incattivì. "Tu
levati dai piedi",
disse al mio amico, "se
no questa la rinchiudo in collegio fino a ventun'anni, e a te ti faccio
sbattere in galera".
Non riuscimmo ad andare nè al cinema, nè a sentire Armstrong,
nè combinammo niente quel giorno. Quando fummo di nuovo a casa,
dissi alla mamma che la fumavo per lo meno da un anno, la marijuana.
"Se
tu avessi visto qualcosa cambiato in me",
cercavo di spiegare, "me
l'avresti fatto notare di sicuro. Invece non ti sei accorta di nulla.
Sicchè evidentemente non mi ha fatto nulla fumare questa roba".
Mica mi voleva ascoltare, ma la obbligai ad ascoltarmi per forza.
Battevo e ribattevo per convincerla che era robetta innocua, che per
me era come bere una coca cola, e che lei si era arrabbiata solo perchè
lo aveva scoperto in quel modo. Ma lei era dura. Dava retta a tutte
le storie cretine messe in giro riguardo ai disastrosi effetti della
marijuana, e credeva più a queste panzane che a quello
che poteva vedere coi suoi occhi. Era sicura che sarei finita in un
sacco di guai, e ciò per via del fatto che ero debole di carattere,
diceva.
* n.b.:
Billie Holiday era nata quando la madre aveva solo tredici anni, per
cui è comprensibile che le si scambiasse per sorelle
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