MARIJUANA TERAPEUTICA
SI PROVA ANCHE IN ITALIA
Cure
"clandestine", una lobby per legalizzarne l'uso
medicina
e droghe
MARIA NOVELLA DE LUCA
ROMA - E' un movimento di medici e
pazienti. Un gruppo di pressione che silenziosamente cresce, raccogliendo
testimonianze, "diari clinici", storie di autocura,
pubblicazioni, libri, saggi, creando gruppi di ricerca negli ospedali e
negli istituti universitari. Non ha forse, ancora, la forza di una lobby o
di un partito, ma di certo la corrente trasversale che chiede la
sperimentazione dell'uso terapeutico della cannabis, è diventata negli
ultimi mesi qualcosa di forte e concreto. Ed è bastato che sui giornali e
su Internet apparisse la notizia di una settimana fa, e cioè che il
Canada ha autorizzato la coltivazione statale di piantagioni di marijuana
da destinare a malati di cancro, epilessia, Aids e sclerosi multipla, che
sul sito www.medicalcannabis.it si moltiplicassero gli accessi e le voci
di pazienti alla ricerca di informazioni, indirizzi. Racconti spesso
corredati da rudimentali "cartelle cliniche" nelle quali
malatisperimentatori registrano da anni gli effetti della cannabis sulle
loro patologie. Storie forti, di affezioni croniche, quelle in cui i
dolori sono croce di ogni giorno, di gente di ogni età, anche anziani
magari, giunti alla cannabis perché informati da figli o nipoti della sua
forza analgesica, ma che in vita loro uno spinello non lo avevano mai
visto né fumato. Dove si scopre che diversi malati, pur di sfuggire alla
morsa dei pusher e al rischio di sostanze non pure, la marijuana se la
coltivano (clandestinamente) per riuscire a curarsi, e spesso più che
fumarla la mangiano, così come prescrivono i medici canadesi.
«Il successo del sito ha stupito anche noi - spiega Angelo Averni,
avvocato, uno dei fondatori della Act, Associazione per la Cannabis
Terapeutica, fondata da un network di medici, malati, studiosi - perché
dimostra quanto nonostante l'assenza di qualunque impegno sanitario e
politico la marijuana curativa sia già una realtà nel nostro paese. E'
come una corrente che si muove sotto la sabbia, priva ormai di ideologismi
e infatti il vero interesse arriva oggi proprio dal mondo scientifico».
Il dibattito, ormai annoso, sulla legalizzazione delle droghe leggere, è
da tempo arenato in una secca dal quale sembra difficile ritirarlo fuori.
(Un testo di legge sull'uso terapeutico dell'erba era stato presentato
nella scorsa legislatura dal senatore Manconi). Eppure, continua Averni,
«ci sono almeno due passi che agilmente su potrebbero fare, mirando
semplicemente al vantaggio dei malati. Il primo è rendere possibile in
Italia, modificando come è stato già fatto per la morfina, quella
leggecapestro che regola la somministrazione di medicinali a base di
stupefacenti, la prescrizione di alcuni farmaci presenti in commercio a
base di cannabis». Il secondo passo è permettere «una sperimentazione,
come sta avvenendo in molti paesi europei e statunitensi, sull'uso della
terapeutico della cannabis». Per l'epilessia ad esempio, o la sclerosi
multipla, nelle quali, così emerge dalle testimonianze e dalle ricerche
in corso (prima fra tutte la sperimentazione autorizzata dal governo
inglese e giunta ormai alla fase finale) la cannabis avrebbe «forti
effetti calmanti sugli spasmi muscolari e sulle convulsioni». Nunzio
Santalucia, che lavora al Sert di Pisa, è uno di quei medici che ha
raccolto e certificato una serie di casi di autocura con la marijuana in
un «libro bianco sull'uso terapeutico della cannabis. «La sostanza
agisce molto bene sui malati in chemioterapia perché stimola l'appetito e
riduce il vomito e la nausea. Ci sono decine di pazienti epilettici che
assumendo un po' di erba al giorno sono riusciti a fare a meno dei
barbiturici. Riduce in modo significativo gli spasmi e i dolori in
patologie irreversibili come la sclerosi multipla ma anche l'artrite...».
E infatti, se il ministero della Sanità darà il via libera, una
sperimentazione a base di cannabis dovrebbe partire nei prossimi mesi nel
reparto di reumatologia dell'ospedale di Arenzano. Conclude Salvatore
Grasso, medico e presidente dell'associazione: «Puntiamo a mobilitare il
mondo scientifico superando le secche ideologiche. Con piacere ho visto
che anche l'associazione per la sclerosi multipla si occupa. Di recente un
gruppo di consiglieri della Regione Lombardia ha sottoscritto una mozione
in questo senso, e il 22 settembre ci presenteremo con le nostre richieste
al ministro della Sanità Sirchia. Siamo ancora all'avanguardia, ma la
voce dei malati è forte. E sarà difficile continuare ad ignorarla».
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